Quanti ostacoli, piccoli o grandi che siano, incontriamo tutti, ogni giorno? Dal telefono che si scarica proprio mentre si è fuori casa, allo sciopero dei treni, dall’unghia che si spezza alla febbre alta il giorno della gita.

Ed in ogni situazione, noi, uomini e donne del 21° secolo, re e regine del “problem-solving”, riusciamo sempre a cavarcela, tirando fuori le soluzioni più stravaganti ed impensabili per tirare a campare.

Anche la vita di un caregiver è irta di ostacoli, più o meno grandi, certo, forse molti di più di una persona qualunque.

Ma è qui che scatta in noi il SUPER problem-solving, la capacità di trovare una soluzione anche laddove nessuno sarebbe riuscito (per questo io dico sempre che alcuni imprenditori sbagliano quando pensano che i caregiver siano un problema per l’organizzazione aziendale. Al contrario, riuscirebbero a risolvere qualsiasi situazione, senza lasciarsi prendere dal panico, perché la vita li ha forgiati e sono abituati).

I caregiver, mamme, papà, fratelli o sorelle di bambini e ragazzi con disabilità diverse, hanno le rotelle che non possono permettersi di smettere di girare mai, nemmeno un secondo, durante il giorno, e – spesso, ahimè – anche durante la notte.

Ed allora ecco che arrivano loro, gli “escamotages”, modi bizzarri per eludere le situazioni, a volte imbarazzanti, che ci si presentano quotidianamente.

In molti, per esempio, mi hanno chiesto come mai Giorgio indossasse sempre la salopette.

La risposta è molto semplice : perché little George adora tirarsi giù i pantaloni.

Non solo adora tirarsi giù i pantaloni, ma lo fa anche se gli dici di non farlo. Soprattutto a casa, anzi, forse solamente a casa. Ma, per evitare situazioni imbarazzanti, e dopo aver provato anche le bretelle (che lui saggiamente si toglie senza nessun problema), abbiamo optato per la salopette, lunga in inverno, corta in estate. Oltre ad essere comodo lui, siamo tranquilli anche noi.

Qualcun altro, invece, preoccupato, mi ha vista “chiudere” Giorgio in uno dei nostri garages, mentre faccio manovra per uscire o entrare con l’auto.

Tranquilli, è tutto sotto controllo. Anche qui, la risposta è bell’e pronta : il solito little George, ama spalancarmi la portiera mentre sto per entrare nel box, per farmi lo scherzetto e ridere a crepapelle. E continua a farlo. Ancora e ancora (“encore et encore…” come diceva quella canzone degli anni ’80, Etienne ). Quindi, fingendo di giocare a nascondino, gli dico di nascondersi in garage, mentre la mamma, coi finestrini abbassati – al grido di “ma dov’è il Giorgio? Qualcuno l’ha visto?” – ritira velocemente l’auto. Lui è felice, e quando apro la porta per “liberarlo”, lo trovo sorridente mentre gioca a ombre cinesi sul muro del box.

Ecco. Questi sono soltanto due dei mille escamotages per tirare a campare, e fare cose che per gli altri sono banali ma che per me sarebbero una gran rottura di palle. Per dirla con un francesismo.

A casa vostra avete dei bei lampadari lunghi sopra il tavolo? Quelli belli, che creano la giusta atmosfera? Ebbene, noi abbiamo deciso di alzarli il più possibile, per evitare che sempre lui, il nostro tenero Giorgino, li facesse ondeggiare fino al soffitto, come uno dei suoi giochi preferiti. Fortunatamente, però, non ha ancora mai provato ad appendersi a mo’ di trapezio!

E avanti così…ogni tanto ne salta fuori una nuova, una new entry, e si continua a mettere pezze, a trovare soluzioni improbabili, un po’ come le sarte fanno con gli abiti da sposa, quando la cliente dimagrisce per l’ansia da preparativi, ed ad ogni prova stringono qua, accorciano là, tiran su di qua, tiran giù di là.

Si spostano oggetti che potrebbero rompersi, si tagliano via pezzetti che potrebbero essere ingoiati, si creano capi d’abbigliamento ad hoc, ci si improvvisa saltimbanchi (di livello, però, eh?).

In fondo questo continuo aggiustamento è quasi divertente, e sicuramente stimolante :  come potersi annoiare? La mente è in continuo movimento, si diventa multi-tasking per necessità, inventori senza brevetto, artisti incompresi. Non si ha tempo per invecchiare. E’ quasi meglio della settimana enigmistica.

Anzi, sapete che vi dico, cari colleghi caregivers? Mettiamo su un’impresa, la potremmo chiamare “No panic, ovvero l’arte di arrangiarsi”.

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